Pubblicato in occasione del centenario della nascita di Giuseppe Terragni, L’Atlante è un testo nuovo e originale che presenta sedici operecostruite dall’architetto comasco tra gli anni 1925 e 1941 con fotografie assolutamente inedite, scritti originali e tavole polemiche dell’architetto sulle ragioni e i temi fondamentali del suo lavoro. Questa edizione permette al lettore per la prima volta di approfondire una conoscenza diretta dei capolavori costruiti da Terragni e di riconsiderare il significato stesso della sua opera.
A partire da un confronto tra immagini originali e fotografie contemporanee l’Atlante è organizzato su tre indici diversi perché le opere di Terragni vivono simultaneamente in più mondi e aspirazioni: il primo indice per i testi contemporanei, il secondo per le fotografie e il terzo per i testi originali, relazionando così in un unico documento contemporaneità, simultaneità e documento storico.
Avendo GT prodotto 80 progetti in pochissimi anni e’ difficile disporre il suo lavoro in una sequenza cronologica lineare. E’ possibile ordinare disegni,modelli ed edifici per date di presunta ideazione, costruzione o presentazione al cliente, ma questo modo ordinativo lascia in ombra la particolare dinamica compressa del lavoro di GT.
Esistono solo zone di sovrapposizione, di ripensamento, ripiegamento o di piu’ azioni parallele: una azione, un progetto non ‘e mai una singolarita’.
Una rigorosa cronologia crea significati ingannevoli. Nella compressione temporale dell’opera temi e idee sono stati rivisitati e modulati continuamente da GT: un’opera nella quale le strategie architettoniche sono state in una condizione di contemporaneita’ .
La proposta del libro e’ di esaminare le riflessioni e i pensieri architettonici di GT come continui processi. Questi processi sono di difficile descrizione perche’ nessuno di essi in nessun progetto puo’ riconoscersi come decisivo o risolutivo per la comprensione dell’opera. Ci troviamo di fronte a spazi autonomi e irriducibile alla descrizione delle parole.
Questi processi condividono alcune caratteristiche comuni : sono continui e non frammentari, custodiscono l’essenzialita’ del difficile ( non tendono cioe’ allo sforzo di capire attraverso la spiegazione), producono trasgressioni nella stabilita’ del lessico architettonico, dispongono luce e elementi nello spazio storico indipendentemente dal loro significato letterale.
I testi per il catalogo dela mostra alla Triennale di Milano presentano i risultati della ricerca svolta per ricostruire gli avvenimenti che portarono tra il 1936 e il 1940 Giuseppe Terragni a ideare una serie di progetti per il centro storico di Como. Progetti importantissimi nell’ambito della cultura italiana perchè furono la prima espressione dell'incontro-scontro tra le forme e i tracciati dell'antichita' e le ambizioni della modernita'.
Nei progetti per il centro di Como “ trovavano eco alcune questioni, sollevate nei progetti romani, legate alla ricerca di un origine che fosse principio, nel senso pieno del termine, sul quale fondare l'idea di citta' e di nazione; e quindi alla preservazione della memoria, di una memoria antica. La modernita' doveva consentire di far emergere dall'oblio e rivitalizzare il passato e di dare una risposta alle questioni: come rendere necessario uno stretto riferimento alle proprie origini? Come riconoscersi anche in forme di culture che erano estranee alle tradizioni italiane? Quale stile nazionale da affiancare all'antico, che definisse le forme di un moderno stato ben radicato nella sua cultura e tradizione?
Indicando la coerenza del principio dell'architettura come realizzazione suprema dei valori etici di una citta', Terragni propose di indagare questi temi con l'accostare architetture nuove alle antiche, con l'individuazione della citta' moderna in progetti che sceglievano il tema della "grande separazione" come luogo dove indagare e ricercare le ambizioni della modernita'.” (estratto dal testo per il progetto Cortesella)